Pastorale Sociale, Lavoro, Giustizia
Pace e Salvaguardia del creato
NewsLetter Regione Triveneto
Dicembre 2005
Mentre a poco a poco l'umanità va
unificandosi e in ogni luogo diventa ormai più consapevole della propria unità,
non potrà tuttavia costruire un mondo più umano per tutti gli uomini e su
tutta la terra, se gli uomini non si volgeranno tutti con animo rinnovato alla
vera pace.
Illustrando pertanto la vera concezione della pace, il
Concilio, condannata l'inumanità della guerra, intende rivolgere un ardente
appello ai cristiani, affinché con l'aiuto di Cristo, autore della pace,
collaborino con tutti per stabilire tra gli uomini una pace fondata sulla
giustizia e sull'amore e per apprestare i mezzi necessari per il suo
raggiungimento. (GS 77)
·
«Nella verità la pace»
Messaggio di BENEDETTO
XVI per
PACE/VERITA’/TERRORISMO/DISARMO
«Il nome stesso di Benedetto, il Santo Patrono
d'Europa, che ho scelto, sta ad indicare il mio convinto impegno in favore
della pace». Il tema di riflessione di quest'anno — « Nella verità, la pace
» — esprime la convinzione che, dove e quando l'uomo si lascia
illuminare dallo splendore della verità, intraprende quasi naturalmente il
cammino della pace. Al giorno d'oggi, la verità della pace continua ad essere
compromessa e negata: dal terrorismo, dai sanguinosi conflitti fratricidi e
guerre devastanti che seminano lacrime e morte, da un aumento preoccupante
delle spese militari … È necessario che ogni comunità si impegni in un'intensa
e capillare opera di educazione e di testimonianza che faccia crescere in
ciascuno la consapevolezza dell'urgenza di scoprire sempre più a fondo la
verità della pace.
Il Santo Padre prende spunto per la trattazione del
tema da una densa citazione della Gaudium et spes al n.3 dove si afferma che
l’umanità non riuscirà a «costruire un mondo veramente più umano per tutti gli
uomini su tutta la terra, se gli uomini non si volgeranno con animo rinnovato
alla verità della pace». Il Messaggio papale si presenta strutturato in
quattro parti: la connessione verità e pace; in un contesto di guerra; di
fronte al terrorismo; auspicando maggiore impegno per il disarmo. Il Santo
Padre avverte che i temi della verità e della menzogna non devono essere
considerati come oziosi passatempi, ma come temi strettamente e vitalmente
connessi con la storia umana, da cui dipende la salvezza o la perdizione, la
pace o la sua mancata attuazione. Afferma il Santo Padre: «L’autentica
ricerca della pace deve partire dalla consapevolezza che il problema della
verità e della menzogna riguarda ogni uomo e ogni donna, e risulta essere
decisivo per un futuro pacifico del nostro pianeta».
http://www.pslvr.it/newsletter/dicembre/martino.pdf
(Comunicato Stampa e
Programma) http://www.pslvr.it/newsletter/dicembre/marciapace.pdf
VII Forum del progetto culturale –
Roma, 2 dicembre 2005
CULTURA/CATTOLICI/LAICI
Per
Il mio intervento apre solo la strada
ai tre contributi programmati del Prof. Luigi Alici, di Mons. Gianni Ambrosio e
del Dott. Dino Boffo, che individueranno alcune tematiche e questioni di
peculiare e concreta rilevanza.
http://www.pslvr.it/newsletter/dicembre/ruini.pdf
Forse oggi è giunto il tempo in cui dobbiamo chiederci
se sia possibile parlare anche di una crisi dell’uomo, come esito di un
processo in cui sembra chiudersi la stagione dell’antropocentrismo moderno e
aprirsi una stagione nuova. Appare prioritario rimettere al centro della
questione antropologica il tema dell’unità, integralità e dignità della persona
umana, come orizzonte ontologico capace di ispirare un’idea di umanità aperta e
inclusiva: «Non il collettivo di tutti gli uomini, - per dirla con Ricoeur - ma
la qualità umana dell’uomo; non l’esauriente enumerazione degli individui
umani, ma il significato comprensivo dell’umano».
http://www.pslvr.it/newsletter/dicembre/alici.pdf
La novità, la complessità e la drammaticità della
nuova questione antropologica esigono un ripensamento circa il modo in cui le
democrazie occidentali si rapportano alle tradizioni religiose e all’etica
pubblica. la domanda cui tenterò di dare una risposta è la seguente: è
possibile pensare ad una sfera pubblica maggiormente qualificata dal punto
etico? La modernità attribuisce al singolo individuo la capacità di determinare
in modo autonomo ciò che è per lui senso e norma. La democrazia moderna –
soprattutto nella versione europea - considera negativamente la rilevanza
sociale delle tradizioni religiose: i risvolti pubblici della
religione sono considerati un ostacolo per la vita democratica o, almeno, un
disturbo. Il sistema politico presume di poter assorbire in sé ogni espressione
pubblica e decide che è legittimo solo ciò che è statuale-pubblico …
http://www.pslvr.it/newsletter/dicembre/ambrosio.pdf
Quali forme organizzative che il
cattolicesimo italiano ha già assunto o dovrebbe più efficacemente assumere per
rispondere in maniera significativa alla sua missione? Mi chiedo se, più che
arrampicarci subito verso forme organizzative ipoteticamente inedite, non ci si
debba sforzare per individuare piuttosto un’attitudine espressiva
del “chi siamo”, che sia anche direttamente collegabile al “che cosa vogliamo
essere” dentro la realtà culturale odierna. Un’attitudine in grado di
interpretare la nostra “ragione sociale”, di dare vivacità autentica alle
nostre istanze di condivisione, di farci crescere esattamente nella direzione
auspicata. Ebbene, ritengo che questa attitudine cui merita senz’altro dar
corpo sia quella del discernimento, quale capacità vera di guardare in
profondità alla vita, e alle vicende del mondo, oltre che della Chiesa.
Discernere è un “saper” guardare. Un guardare specifico – si può dire? - del
laico credente. Che “da Dio riceve le cose, e le guarda, e le onora
come se al presente uscissero dalle Sue mani” (GS 37). E nel guardare
cerca di ricostruire i sentieri che vanno dalla coscienza individuale alla
realtà. Trovare nella fede le risorse determinanti in ordine al discernimento
della verità obiettiva nascosta nelle forme ordinarie e secolari della vita.
http://www.pslvr.it/newsletter/dicembre/boffo.pdf
8 dicembre 2005
CHIESA/CONCILIO/GAUDIUM
ET SPES
Quarant’anni fa, l’8 dicembre 1965, qui nella Basilica
di San Pietro, Papa Paolo VI concluse solennemente il Concilio Vaticano II. Il
Concilio intendeva dirci questo: Maria è così intrecciata nel grande mistero
della Chiesa che lei e
http://www.pslvr.it/newsletter/dicembre/benedetto.pdf
Sono passati quarant’anni dall’inizio del Concilio
Vaticano II (11 ottobre 1962). La domanda che sorge quando ci si sofferma sul
quarantennio è: quale influsso, in questo periodo di tempo, ha avuto sulla vita
della Chiesa? La risposta è semplice : il Concilio ha costituito una svolta
storica nella vita della Chiesa non solo dal punto di vista teologico e
pastorale, ma anche per quanto riguarda
Giuseppe Lazzati scrisse per la rivista dell’Università
Cattolica, «Vita e pensiero», questo editoriale, apparso nel numero di novembre
del
http://www.pslvr.it/newsletter/dicembre/lazzati.pdf
Assistiamo a una sostanziale modifica dei concetti
basilari della cultura quali quello di natura-mondo, uomo-dio, spazio-infinito,
tempo-eternità, libertà-verità, diritto-giustizia… Quando si orienta la cultura
all'esasperazione del diritto soggettivo senza più alcun riferimento al vivere
sociale e alla responsabilità comune, allora è ovvio che si rende necessaria e
urgente una svolta culturale che sappia di nuovo rimettere al centro la persona
e la sua relazionalità. Certo, la coscienza permane come l'intangibile richiamo
ultimo … però, la coscienza, non un surrogato di essa. La coscienza, tuttavia,
non è mai neutrale. Ritorna in questi giorni con una forte carica di arroganza
il comando laicista: sileant catholici in campo alieno. I cattolici non
prendano la parola su questioni che non li riguardano. Sorge spontanea la
domanda: ci sono questioni che non devono interessarmi?
http://www.pslvr.it/newsletter/dicembre/fisichella.pdf
...
Che la sorpresa di questa notte liberi speranze assopite! BUON NATALE a tutti!
informazioni: ufficio@pslvr.it
22 dicembre 2005